Phnom Penh Secuelas

Biografia:

Joseph Gazzano è cresciuto nel quartiere di Aluche, un sobborgo meridionale di Madrid. Ha condotto una vita irregolare da quando si è diretto nel sud-est asiatico nel 2013 e si è stabilito per un periodo a Phnom Penh, la capitale della Cambogia. È lì che inizia a viaggiare e a ritrarre compulsivamente i margini; le cartografie del disastro. Da allora ha abitato territori diversi come Thailandia, Messico, Filippine, Perù, Quebec e Nepal, il paese in cui risiede attualmente. Fotografo estraneo alla tecnica. Ammira Francisco de Goya. Leggi Mohammed Chukri. Sperimentare e vivere l’atto fotografico come deriva psicogeografica. Definisce la sua fotografia politica. Nell’agosto 2023 ha tenuto la sua prima mostra, Malhadada, presso la Galleria Martín Yépez a Lima, in Perù.

 

Descrizione:

Nei primi giorni del 2014, appena arrivato nella capitale cambogiana, ho avuto il primo contatto con l’ice. È stato tramite Tep, un ragazzo di 18 anni molto carismatico e che parlava un inglese abbastanza fluente. Un ragazzo pieno di vitalità. Con ciò ebbe il suo passaggio sicuro per sopravvivere essendo un imbroglione. Nonostante in quel momento Tep fosse già con un piede per strada, se non entrambi. E, come lui stesso mi ha confessato, da un paio di mesi fumava ice: metanfetamina subraffinata che uccide un essere umano in un batter d’occhio. A quel primo incontro non c’erano ancora segni dei suoi effetti sul suo volto. Due anni dopo, per caso, ci siamo rivisti: Tep era un fantasma, e la sua fine era imminente.

Nel tempo tra i due incontri mi sono dedicato ad abitare e documentare la città e il suo mondo sotterraneo. Con l’ice come immancabile protagonista. Perché è ovvio che laddove un farmaco con queste caratteristiche causerà i danni maggiori sarà tra i più svantaggiati. In un Paese che già era – ed è – tra i più poveri.

A quel tempo una dose costava 4.000 riel, ovvero 1 dollaro americano. Bisogna tenere conto che, al suo apice, la fedeltà incontestabile all’ice può variare tra 10 dosi giornaliere –di sussistenza- e 20 –che rimangono desiderabili-. Tutto questo in Cambogia, dove nel 2014 il salario minimo ammontava a 100 dollari al mese.

E la dipendenza non è in grado di mantenere, o addirittura ottenere, un lavoro. Quindi le loro opzioni sono due: prostituzione o criminalità.

Con questa serie di fotografie ho tentato di rendere testimonianza, personale e vivida, della disastrosa realtà a cui, ancora oggi, il popolo Khmer continua ad affrontare il destino di coloro che nascono e muoiono senza un accenno di futuro.

Anno di realizzazione: 2014 – 2022

TEMI TRATTATI:

Cambogia, prostituzione, droga, tossicodipendenza, povertà,